Anche la FIAB aderisce al si per il referendum sulle trivellazioni del 17 aprile.

Da sempre la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta Onlus), in quanto associazione “ciclo ambientalista” è impegnata su un fronte ecosostenibile volto al rispetto dell’ambiente, al risparmio energetico. Non sorprende infatti che abbia deciso di aderire al referendum sulle trivellazioni che sta scuotendo e creando dibattiti in tutta Italia e che ci sarà il 17 aprile. Ma perché votare SI?

Le risposte sono molteplici e andrebbero analizzate in modo dettagliato. Anzitutto il petrolio che si vorrebbe estrarre dai fondali situati sulle coste italiane è di scarsa qualità e presente anche in quantità ridotte. Quindi si andrebbe ad intaccare l’ambiente e alcuni dei fondali più belli dell’Italia solo ed esclusivamente per minime quantità non necessarie a soddisfare bisogni energetici ingenti. L’unico vantaggio delle trivellazioni è a favore delle royalties petrolifere italiane che non pagano nulla nel momento in cui le produzioni del greggio sono inferiori alle 20.000 tonnellate in terra e 50.000 in mare.

I giacimenti, dunque, sono patrimonio dello Stato, ma vengono donati ai privati, i quali dopo aver investito nelle strutture (piattaforme, pozzi di trivellazione, ecc.), continuano ad estrarre quantità anche minime di greggio piuttosto che smantellare e smaltire i complessi macchinari necessari ad estrarre il petrolio (in Adriatico ci sono ancora decine di piattaforme non più funzionanti ma mai smantellate).

Ed è proprio questo l’oggetto del quesito referendario superstite. Infatti, se vince il SI, si eviterà che le società petrolifere continuino ad estrarre, tra l’altro con impianti vecchi (e quindi, teoricamente, più soggetti a possibili incidenti), il greggio sempre più scarso, fino ad esaurimento del giacimento, con nessun vantaggio per la collettività. Inoltre, le trivellazioni coprirebbero solo il 47% del fabbisogno nazionale per un periodo lungo forse 5 anni; dunque vale la pena distruggere l’ambiente marino, o comunque, non salvaguardarlo nel momento in cui le trivellazioni non garantirebbero neanche un incentivo in risparmio energetico per il paese?
Tra i danni per l’ambiente ci sarebbero possibilità di perdite di petrolio, oltre al fenomeno dell’air-gun che metterebbe a rischio la salute di molti cetacei marini e altre specie, nonché oltre ai danni ambientali veri e propri al paesaggio marino che non sarà più lo stesso.

Insomma, sono molteplici i fattori per dire SI. Si parla anche di incremento occupazionale con migliaia di posti di lavoro, che in realtà se si analizzano bene i fattori non trovano fondamento, nonostante, alcune aziende petrolifere affermino che se si raddoppiassero le estrazioni si creerebbero per incanto 25.000 nuovi posti di lavoro.
Quindi, così come conferma anche FIAB, non dovrebbero esserci in un futuro ecosostenibile delle trivelle che distruggano i mari italiana, ma solo ed esclusivamente tantissime pedivelle.

(Photo Credit: Fiabonlus.it)