Category: politiche di mobilità
Come deve cambiare la mobilità per rendere più facile la vita delle donne. Intervista a Anna Donati
Cosa sono la mobilità sostenibile e quella dolce? Womenews.net intervista Anna Donati.
Anna Donati è esperta di trasporti e mobilità, collabora con l’associazione Kyoto Club come responsabile mobilità sostenibile. E’ portavoce della Alleanza per la Mobilità Dolce. È stata parlamentare eletta con i Verdi, sempre ambientalista, ha ricoperto la carica di assessora alla mobilità nei comuni di Bologna e Napoli, ha fatto parte del consiglio di amministrazione di Ferrovie dello Stato.
Kyoto Club e Transport & Environment hanno elaborato di recente un rapporto curato da lei e da Veronica Aneris per un Next Generation Italia con proposte concrete per le città e la mobilità locale, che richiedono progetti e risorse per una svolta sostenibile.
A Anna Donati abbiamo pensato di chiedere non solo che cosa sono la mobilità sostenibile e quella dolce e in che modo le risorse del Recovery Fund possano sostenerla ma anche una valutazione, dal suo punto di vista di esperta della mobilità, su come deve cambiare la mobilità per rendere più facile la vita delle donne quando finalmente usciremo dall’emergenza pandemica.
Durante le chiusure dovute alla pandemia, le donne hanno dovuto farsi carico, in via quasi esclusiva, del lavoro di cura ma hanno anche fatto esperienze nuove, ad esempio, per le lavoratrici, il ricorso massiccio allo smart working. Insomma, non pensa che, dopo anni e anni di discussioni e progetti, ad esempio sulla conciliazione di tempi di vita e di lavoro, la pandemia abbia proposto soluzioni inedite?
La pandemia da Covid 19 ha sicuramente travolto tutte le nostre consuetudini. Ha accelerato lo smart working e il lavoro agile anche per le donne e questo è stato un elemento positivo per la riduzione del traffico e degli spostamenti. Non dimentichiamo che la strategia europea verso la sostenibilità prevede anche la “riduzione del traffico” come uno dei tre cardini rilevanti di azione, insieme ai veicoli puliti e al potenziamento del trasporto collettivo, la pedonalità e ciclabilità. Va detto però che la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dobbiamo ancora conquistarla, perché durante la pandemia, con asili chiusi, con la didattica a distanza dei bambini/e e dei ragazzi/e, con la cura di anziani e malati, con regole non ancora chiare sul lavoro a distanza, per molte donne si è tradotto in lavoro H24 senza sosta.
Quindi lo smart working va incoraggiato ma contestualmente vanno potenziati i servizi come asili e scuola a tempo pieno, con regole precise tra lavoro, pausa e tempo libero. Ma anche con un sistema che preveda una parte di lavoro in presenza negli uffici e imprese, perché non dimentichiamo che i luoghi di lavoro sono anche luoghi di incontro, di scambio, di apprendimento e di relazioni umane, sociali e sindacali. Soprattutto quando si è giovani e ci si affaccia al mondo del lavoro e c’è la voglia di scoprire il mondo e di imparare: dobbiamo trovare un equilibrio ed un’alternanza tra smart working e lavoro in presenza, a mio giudizio, una flessibilità che peraltro richiede un mix adeguato alle caratteristiche di ciascuna di noi.
Quando torneremo alla normalità, quali forme di mobilità bisognerà adottare, soprattutto nelle città, per evitare alle donne che lavorano la pena e la fatica degli spostamenti con il trasporto pubblico che ci sembreranno, a questo punto, ancora più inefficienti e lenti?
Questo è davvero il punto critico e negativo che abbiamo vissuto nel 2020 e che prosegue anche oggi: la crisi del trasporto pubblico che a causa del distanziamento dei servizi ha ridotto le sue potenzialità. Una crisi che si è sommata al deficit storico di servizi di trasporto collettivo che abbiamo nel nostro paese da sempre rispetto agli altri paesi europei sia nelle città che nel trasporto regionale per i pendolari. Durante la pandemia, secondo i dati Isfort, si sono ovviamente ridotti gli spostamenti, è aumentata la pedonalità e l’uso della bicicletta con i servizi di quartiere, l’auto è rimasta la protagonista degli spostamenti (come sempre) mentre è dimezzato il trasporto pubblico.
Per il futuro dobbiamo partire da qui, da questa crisi ed investire nella mobilità urbana per migliorare autobus, tram, metropolitane, piste ciclabili, veicoli in condivisione, spazi sicuri per il monopattino elettrico ed aumentare gli spazi e percorsi pedonali per camminare.
E poi in ambito metropolitano e regionale puntare con decisione al trasporto ferroviario locale, con nuovi treni e nuovi servizi.
Ma per fare questi investimenti per città ed aree metropolitane servono risorse e progetti mirati: per questo come Kyoto Club e Transport & Environment abbiamo elaborato un rapporto inviato al Governo per un Next Generation Italia con proposte concrete per le città e la mobilità locale:servono almeno 40 miliardi nei prossimi sei anni da investire subito per questa svolta.
Non dimentichiamo che il 26% di CO2 emessa in Italia ogni anno viene dai trasporti e se vogliamo vincere la sfida del clima dobbiamo intervenire subito. E che il 75% dei cittadini e cittadine che si sposta in Italia ogni giorno non fa più di 10 km: sono loro la priorità su cui investire per la mobilità sostenibile.
Per saperne di più: https://www.kyotoclub.org/wpcontent/uploads/pnrr_per_mobilita_sostenibile_italia_t_e_kc.pdf
In questi giorni, si parla del treno (ma è poi un treno?) velocissimo, Hyperloop, che consentirà di andare da Roma a Milano in 30 minuti. Tra meno di 10 anni cadrà un altro diaframma nel tunnel della velocità e il processo sembra irreversibile.La Mobilità Dolce, al contrario, anche se le sue motivazioni sono soprattutto di carattere ambientale – ridurre l’inquinamento – presenta un modello del tutto alternativo. Un modello che sicuramente risponde alle esigenze della mobilità nel tempo libero, nel turismo, ad esempio.
Sto seguendo con curiosità la nuova tecnologia Hyperloop, ma penso che servirà per lunghe distanze dove non è stata già costruita l’alta velocità ferroviaria come tra Roma e Milano. Se supererà tutte le criticità e verranno stimati i costi reali, potrebbe essere realizzata in territori a bassa densità con grandi città e poli densi da servire. Non certo in Italia che ha 8000 comuni ed una rete distribuita di relazioni a tutte le latitudini. E senza dimenticare che videoconferenze e riunioni da remoto ridurranno il bisogno di spostamenti veloci: anche questa sarà una eredità della pandemia, perché abbiamo scoperto che si può fare e funziona per fare riunioni senza spostarsi.
Ed arrivo alla Mobilità Dolce che è l’insieme sugli spostamenti a piedi, in bicicletta, su ferrovie locali e treni turistici, che valorizza la natura, i borghi, le aree interne e il turismo di qualità: quindi è una idea di territorio e turismo sostenibile, che sta avendo molto successo e che promuove economie locali e reti di accoglienza che sono anche lavoro ed occupazione. Basti pensare che cosa significa per il meraviglioso territorio dell’Irpinia il treno turistico della Avellino Rocchetta S.A, la via Francigena del sud, la ciclovia dell’acquedotto pugliese, borghi meravigliosi come Calitri, i sentieri per il trekking, uniti al buon vino e ai prodotti enogastronomici prodotti dalle comunità locali. Sto ancora assaporando una visita meravigliosa alla Tenuta del Cavalier Pepe legata al treno turistico, che è gestita da una donna di grande visione e creatività!
Le nostre aree interne ed il turismo del futuro hanno bisogno di questi progetti: per questo abbiamo proposto come Alleanza Mobilità Dolce, che anche il PNRR Next Generation Italia punti con decisione su questi territori e sulla mobilità dolce.
Per saperne di più https://www.mobilitadolce.net/idee-amodo-per-migliorare-next-generation/Per saperne di più https://www.mobilitadolce.net/idee-amodo-per-migliorare-next-generation/
Articolo tratto da Womenews.net
- Febbraio, 25
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Mobilityamoci: dalla visione alle proposte
- Febbraio, 22
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7 proposte AMODO per il PNRR Next Generation Italia al nuovo Governo Draghi ed al Parlamento
Maggiori risorse a trasporto locale e ferrovie regionali, costruzione di ciclovie e greenways, puntare sui piccoli borghi.
L’Alleanza Mobilità Dolce (AMODO), vuole rappresentare l’esigenza che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Next Generation Italia, in discussione in Parlamento e che sarà rivisto nelle prossime settimane dal nuovo governo Draghi, contenga una adeguata e necessaria attenzione alla mobilità attiva, ferrovie locali, borghi e turismo sostenibile. Un progetto ed una visione indispensabili per una ripartenza sostenibile, l’occupazione duratura e la tutela del territorio nel nostro Paese.
Nel PNRR del Governo italiano – approvato in Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021 – questi temi e parole d’ordine sono presenti ma in modo parziale, disseminato, in diversi casi senza identificare le risorse adeguate e dedicate, senza configurare una strategia coerente.
AMODO avanza le seguenti 7 osservazioni, richieste di integrazione e modifiche al testo in discussione in Parlamento ed al nuovo Governo Draghi.
1 Reti di Mobilità Dolce come Infrastrutture per la mobilità sostenibile
PROPOSTA: Nel PNRR le reti per la mobilità dolce a piedi e in bicicletta sono indicate in modo frammentato nella Missione 1 e nella Missione 2. Per questo avanziamo la proposta che l’insieme di queste reti, cammini, sentieri, ciclovie, greenways, sia inserita come una componente dalla Missione 3 Infrastrutture per una mobilità sostenibile con la dizione 3.3 Reti e Infrastrutture per la mobilità dolce,
2 Ciclovie, Greenways e percorsi per la mobilità in bicicletta
PROPOSTA: Un obiettivo ambizioso e necessario nel PNRR, dovrebbe puntare alla realizzazione di 5000 km di reti urbane ciclabili e 10.000 km di reti di collegamento tra paesi, percorsi su strade a basso traffico, greenways e ciclovie turistiche in sede propria. Progetti che nel complesso richiedono 2 miliardi di investimenti nel PNRR che (semplificati) possono davvero essere realizzati in sei anni, entro il 2026. Da inserire nella Missione 3.3 Reti ed infrastrutture per la mobilità dolce ed accelerare la realizzazione.
3 Realizzare Cammini, Sentieri e percorsi per la mobilità attiva
PROPOSTA: Per questi obiettivi di crescita di Cammini e Sentieri è necessario incrementare le risorse nel PNRR, da inserire con una Componente specifica nella Missione 3.3 Reti e Infrastrutture per la Mobilità Dolce. Riformare l’Atlante dei Cammini, creare una Mappa integrata delle reti di mobilità dolce e con le connessioni con il sistema di trasporto collettivo.
4 Riequilibrare gli investimenti ferroviari con maggiori risorse verso trasporto locale e ferrovie regionali
PROPOSTA: Proponiamo di rivedere l’attuale attribuzione delle risorse alla Missione 3.1 per gli investimenti ferroviari. Aumentare in modo netto le risorse per il potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani, delle ferrovie regionali e la piena attuazione della legge per le ferrovie e treni turistici 128/2017, passando dagli attuali 5,6 mld a 12,5 miliardi, riducendo le altre voci per AV e lunga distanza. Inserire gli investimenti per linee locali della Legge 128/2017 nella Missione 3.1 degli investimenti ferroviari e lasciare alla Missione 1.3 Turismo lento solo la parte relativa alla valorizzazione turistica di promozione, servizi e accoglienza.
5 Turismo sostenibile legato alla mobilità dolce e ai territori
PROPOSTA: Nel PNRR le parole chiave per il sistema di accoglienza del futuro per il turismo sostenibile ci sono ma in modo frammentato (già presenti nel Piano Strategico Turismo 2017-22). Occorre perciò dare un respiro diverso alla strategia di settore e rendere più credibili e motivate le progettualità introdotte in modo troppo vago, vincolandole contestualmente al senso complessivo del Piano.
6 Borghi italiani come luoghi di vita capaci di futuro
PROPOSTA: Predisporre un Piano Nazionale Borghi, come luoghi dove abitare, vivere e fare impresa, in cui supportare la comunità locale affinché non venga meno il presidio territoriale e la tutela dell’identità locale, aumentare le dotazioni di servizi sanitari, di trasporto collettivo, di connessioni digitali. Questo contesto crea le condizioni imprescindibili anche per uno sviluppo turistico responsabile e sostenibile, legato anche la mobilità dolce, alla natura e al paesaggio.
7 Osservazioni trasversali al PNRR: partecipazione, formazione, qualità dei progetti e competenze, coinvolgimento del terzo settore. Vi sono dei temi trasversali che devono permeare l’intero PNRR e che riportiamo qui:
– La Partecipazione. E’ un processo fondamentale del PNNR il coinvolgimento dei territori e delle comunità locali, nell’attuazione del Piano.
– Le reti e servizi di mobilità dolce (cammini, ciclovie, ferrovie locali), il turismo sostenibile, il sistema di accoglienza, il futuro dei borghi, natura e paesaggio, sono anche interessanti opportunità formative e creative, a partire dal coinvolgimento delle scuole.
– Qualità dei progetti e Competenze. Il PNRR ha bisogno di molte competenze e di un metodo di lavoro consolidato Importante è la replicabilità dei progetti e l’esemplarietà dei progetti. Servono interventi virtuosi come modelli per il futuro, elevando il livello qualitativo degli interventi pubblici e pubblico-privato.
– Coinvolgimento del Terzo Settore: proponiamo che il PNRR Next Generation EU includa anche il terzo settore come soggetti diretti di implementazione e attuazione dei progetti legati ai servizi su cui hanno dimostrato competenze e saperi.
- Febbraio, 19
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Città 30 subito! Diamo strada alle persone
Per ridurre gli incidenti, disincentivare l’auto privata, dare la strada alle persone, uno degli strumenti è la realizzazione di zone 30.
Matteo Dondè è un esperto in pianificazione della mobilità ciclistica, moderazione del traffico e riqualificazione degli spazi pubblici.
Al centro delle sue riflessioni c’è il concetto di living street, riassumibile con lo slogan “dare la strada alle persone!”.
Secondo l’architetto, è necessario pensare alla strada non solo come asse di scorrimento del traffico veicolare quanto come spazio di relazione tra una pluralità di utenti e di funzioni consente di (ri)progettare lo spazio pubblico mettendo al centro le persone, la qualità urbana, la vivibilità, l’accessibilità. “If you plan cities for cars and traffic, you get cars and traffic. If you plan for people and places, you get people and places” (Fred Kant).
Non a caso, Dondè ripete spesso che circa l’80% dello spazio aperto accessibile nelle nostre città, il luogo delle attività e delle relazioni sociali , è costituito dalle strade.
Per ridurre l’incidentalità urbana, per disincentivare l’uso dell’auto privata, per dare strada alle persone e rendere realmente inclusiva la città, sostiene l’architetto, uno dei principali strumenti è quello della moderazione del traffico e della realizzazione diffusa di zone 30. Ridurre la velocità dei veicoli a motore, oltre ad aumentare la sicurezza di tutti gli utenti della strada, automobilisti compresi, consente di aumentare lo spazio a disposizione delle persone, di migliorare la qualità dello spazio urbano, di eliminare le barriere architettoniche. Le zone 30 esistono ormai in tutte le principali città europee, eppure in Italia sono ancora pochissime e spesso realizzate con l’apposizione della sola segnaletica verticale di limite di velocità. Nonostante i 50 anni di vita della moderazione del traffico e le centinaia di esperienze che ne dimostrano i benefici, tale cultura è purtroppo ancora scarsamente recepita dai tecnici ed amministratori italiani, anche a causa della quasi totale assenza di formazione in questo campo.
In allegato la presentazione di Matteo Dondè in occasione dell’evento “Next Generation EU, La sfida della vision zero per la mobilità delle città”.
Scarica la presentazione (pdf)
- Gennaio, 21
- 597
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