La Legge Quadro sulla Mobilità ciclistica è stata ritirata il 28 ottobre dopo la bocciatura da parte del Ministero dell’Economia e delle finanze (MEF).

La doccia fredda arriva a pochi giorni dalla chiusura della Settimana Europea per la mobilità sostenibile (16-22 ottobre). La Legge Quadro – presentata nel 2014 dall’Intergruppo Parlamentare per la Mobilità Nuova e Ciclistica – è stata ritirata dall’On. Paolo Gandolfi, relatore del testo, dopo un continuo ping pong tra il Ministero dei Trasporti e il MEF, al quale non sono bastate le rassicurazioni secondo cui il provvedimento non preveda oneri per lo Stato centrale. In mancanza di un bilancio dettagliato sull’entità delle opere che sarebbero state realizzate con la legge, Via XX Settembre ha quindi dato un parere negativo alla proposta.

Ci domandiamo quali problemi ulteriori ci siano dietro una Legge che darebbe l’opportunità anche all’Italia, come nei Paesi Europei più avanzati, di pianificare, progettare, strutturare un nuovo modello di mobilità nelle nostre città – commenta con Giulietta Pagliaccio, presidente di Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB) – La Legge Quadro sulla Mobilità Ciclistica, infatti, darebbe alle nostre città strumenti per cominciare ad affrontare con serietà anche l’emergenza smog che, siamo certi, vedrà tra poche settimane tutti i sindaci, i presidenti di regione e i politici vari sulle barricate a cercare le soluzioni più fantasiose”.

Secondo uno studio fatto a Copenaghen nel 2010 e riportato da FIAB, un segmento d’infrastruttura ciclabile lungo 1 km porta un guadagno netto di 42 centesimi per ogni ciclista che lo percorre, mentre lo stesso km fatto in auto genera una perdita di 3 centesimi: il guadagno per l’intera società generato da investimenti nella mobilità sostenibile sarebbe quindi di gran lunga dimostrato.

Secondo i dati di Euromobility riportati anche nell’incipit della Proposta di Legge, l’Italia si conferma essere il Paese con il maggior indice di motorizzazione privata in Europa con 61 veicoli ogni 100 abitanti rispetto alla media europea di 46 veicoli ogni 100 abitanti (dati Euromobility 2012). Inoltre, secondo l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti (ISFORT) l’automobile è utilizzata dall’83% degli italiani, nonostante il 60% degli spostamenti abituali non superi i 5 chilometri, il 40% i 2 chilometri e il 15% 1 chilometro. Ogni automobile, che viaggia generalmente con il solo conducente, circola soltanto per 2 ore al giorno. Nelle altre 22 ore rimane parcheggiata occupando, spesso, suolo pubblico sottratto ad usi sociali. Speriamo che almeno la Proposta di Legge non rimanga parcheggiata più di tanto.

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