Il Report pubblicato dall’Agenzia REF-E. La decarbonizzazione al centro della strategia economica post Covid.

 

L’Italia può riprendersi dalla crisi e superare gli stalli dell’economia pre-Covid, ma serve una scelta politica chiara sulla decarbonizzazione affinchè si possano attivare investimenti privati in innovazione e transizione energetica.

Ossigeno per la crescita. La decarbonizzazione al centro della strategia economica post-Covid è il report pubblicato oggi, 23 settembre, da REF-E, un’agenzia specializzata in ricerca e consulenza per i mercati energetici, curato da Matteo Leonardi con il supporto di venti analisti ed esperti del calibro di Enrico Giovannini, Giovanni Dosi, Pia Saraceno, Anastasia Pappas.

La ricerca illustra come gli investimenti in decarbonizzazione siano la chiave per la ripresa economica post-Covid in Italia a livello macroeconomico. Le risorse europee a vario titolo valutate complessivamente in circa 400 miliardi di cui 209 miliardi dal piano Next Gen EU, permetteranno di innescare un livello di crescita e di nuova occupazione offrendo la possibilità di mettere mano alle disuguaglianze che hanno colpito soprattutto i giovani e le famiglie monoreddito e che ora emergono acuite con la crisi Covid e allo stesso tempo indirizzare la crisi climatica, come richiesto dalla UE e dall’Accordo di Parigi. Le risorse daranno lo sviluppo sperato a patto, però, che si scelga un percorso specifico scommettendo nella decarbonizzazione, superando le fragilità del nostro sistema decisionale e tracciando una strategia coerente e solida nel tempo, capace di innescare l’effetto moltiplicativo degli investimenti privati.

Per comprendere gli impatti delle diverse traiettorie, lo studio individua due scenari di ripresa partendo dai dati macroeconomici 2020 (caduta del PIL dell’8,4%, crollo degli investimenti al 16% del PIL, rapporto debito pubblico/PIL arriva vicino al 160% e crollo occupazionale.

Lo scenario virtuoso vede una capacità di spesa per almeno l’80% delle risorse EU e grazie alla coerenza delle policy sulla decarbonizzazione, è in grado di attivare gli investimenti privati nei settori chiave dell’innovazione tecnologica. L’impatto economico è imponente, con un tasso di crescita medio annuo che potrebbe mantenersi vicino al 5 % per qualche anno per scendere al 3,5% nel medio termine e convergere nel lungo termine su livelli vicini al 2%. Tale traiettoria è in grado di sostenere la transizione energetica, e generare le condizioni per il rientro del debito. Il buon utilizzo dei fondi comunitari aumenterebbe il Pil del 30% entro il 2030 e il tasso di occupazione dell’11%, con un forte miglioramento delle opportunità per i più giovani

Nello scenario conservativo si riesce a spendere solo parte delle risorse EU, il 50%, in un contesto di riluttanza del settore privato all’innovazione a fronte di una policy per la decarbonizzazione incerta. Il risultato è un rimbalzo del PIL parziale: solo nel 2024 si riesce a tornare ai livelli del 2019 e raggiungere solo nel 2030 i livelli pre-crisi 2008. Il tasso di crescita converge poco sopra l’1% nel lungo periodo, Il rapporto debito Pil non recupera ancora al 2030 i livelli pre crisi Covid rimanendo superiore al 140%. Alla fine del decennio il nostro tasso di occupazione sarebbe ancora lontano dalla media europea.

“Questo lavoro dimostra in maniera sistemica come la decarbonizzazione offra un’opportunità di rinnovamento del sistema produttivo italiano tale da recuperare gli impatti della crisi e superare lo stallo dell’economia nazionale pre-Covid”, spiega Matteo Leonardi, senior advisor sulle policy per la decarbonizzazione di REF-E. “Abbiamo realizzato – spiega Leonardi – un report a supporto dei decision-maker per fondare la ripresa sul solido pilastro della decarbonizzazione, una dimensione che solo se supportata dalle policy permette, in linea con quanto promesso dal premier Giuseppe Conte, una ripresa solidale con le generazioni future”.

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