Emissioni prossime allo zero e costi ridotti: sono i vantaggi dell’auto elettrica. Ma l’Italia non è ancora del tutto convinta di intraprendere questa strada.

“La convergenza di diversi fattori posiziona la mobilità elettrica come l’opzione più interessante già nel breve
termine, e questo anche in Italia”. Nel suo ultimo articolo, Pietro Menga, Presidente della Commissione Italiana Veicoli Elettrici e Stradali (CEI-CIVES), illustra i vantaggi derivanti dall’adozione dell’auto elettrica e dall’espansione del mercato della mobilità elettrica.

“Sotto il profilo dell’accettazione della cittadinanza”, prosegue Menga, “la rapida riduzione di costo delle batterie – molto superiore alle aspettative – porta contemporaneamente alla riduzione di costo dei veicoli e all’aumento della loro autonomia“. Prospettive favorevoli, considerato anche che l’industria automobilistica internazionale possiede “un’offerta imponente di veicoli a batteria ed ibridi plug-in già all’orizzonte del 2020, con proiezioni di mercato che stimano per l’Europa una quota di vendita del 18% entro meno di 10 anni“.

Fin qui tutto bene. Se non fosse per alcuni particolari. Come il decreto legislativo 257 – che recepisce la direttiva Ue sui combustibili alternativi – secondo il quale le pubbliche amministrazioni e gli enti locali, al momento del rinnovo del parco veicoli, sono obbligati all’acquisto di una quota del 25% di veicoli a  veicoli elettrici e ibridi plug-in. “Stante il divario di prezzo tra questi ultimi e quello delle altre tipologie tecnologiche elencate, e considerato lo stato delle finanze dei soggetti istituzionali oggetto del provvedimento, è facilmente indovinabile chi beneficerà effettivamente di tali vincoli” afferma Menga. Risposta? “Il metano“.

Secondo il Presidente di CEI-CIVES, la fortuna del CH4 è dovuta sopratutto al suo basso costo e alla fama di mezzo ecologico per eccellenza, che si era – legittimamente – guadagnato prima dell’accelerazione del mercato dell’auto elettrica. Inoltre, a breve è prevista l’emanazione del decreto ministeriale biometano: questo prevede incentivazioni al suo impiego, con la prospettiva di una produzione di 8 miliardi di metri cubi di biometano al 2030.

E sempre di biometano si parla esplicitamente anche nella nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN), la quale non si può negare che parli anche di mobilità elettrica. Ma ne parla “con ben poca convenzione“, secondo Menga, “affidandosi, parrebbe, più alla buona volontà e al mercato che a obiettivi e vincoli da rispettare“.

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