Anche Bologna si illumina di meno, in questa particolare edizione tutta dedicata alla mobilità sostenibile e alla bicicletta: tanti gli eventi in città organizzati per il 19 febbraio da Centro Antartide, Coop e dalla rete di associazioni che promuovono la mobilità ciclabile bolognese.
Si comincia già giovedì 18 con il laboratorio di riparazione bici, alle 18.00 all’Erbario, mentre per tutta la giornata di venerdì 19, dalle 10.00 alle 18.00, all’esterno del negozio Coop di piazza dei Martiri 1 sarà possibile per i soci far controllare e riparare gratuitamente la propria bicicletta nella speciale ciclofficina mobile. E ancora biciclettate in partenza da porta San Mamolo (“Lo Zodiaco è alle porte”, con la zdaura Onorina che racconta i segreti della città) e da piazza XX Settembre (“M’illumino di meno… eccetto bici!”, per mettere al centro la sicurezza), la distribuzione di luci per la bici e la proiezione gratuita del film Bikes vs Cars, al cinema Odeon alle 18.30. Gran finale “Bike the nobel” in piazza XX Settembre con brindisi e la performance di Saltimbanco: è questo il ricco programma promosso dalla rete di associazioni bolognesi che sostengono la mobilità ciclabile e che hanno raccolto, quest’anno più che mai, l’invito al risparmio energetico, specialmente negli spostamenti a due ruote.
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In Danimarca il bike to school è reale. Da Bike Italia
In Danimarca il bike to school non teme la neve. Qualche giorno fa un servizio fotografico di un’agenzia stampa ha fatto il giro del web: una mamma che, con la strada imbiancata dalla neve e con temperature prossime allo zero, accompagna i suoi due gemelli all’asilo trasportandoli nel cassone di una cargo bike. Il fatto è che la mamma in questione era la Principessa Mary di Danimarca, Paese in cui la ciclabilità urbana è così radicata e diffusa che viene preferita come modalità di spostamento anche quando le condizioni meteorologiche non sono così favorevoli. Insieme con loro, a qualche pedalata di distanza, un discreto servizio di scorta in bicicletta e la compagnia del cane Ziggy.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si è trattato di un servizio “posato” a uso e consumo di obiettivi e telecamere dal momento che il bike to school della famiglia reale danese è pressoché quotidiano e viene svolto alternativamente da entrambi i genitori. Lo conferma l’immagine postata oggi sui social da M. Colville-Andersen, fondatore del portale Copenhagenize: questa volta c’è il sole, il Principe Frederik di Danimarca pedala la cargo bike trasportando nel cassone il piccolo Vincent, mentre la sua gemellina Josephine li segue pedalando una bici con le rotelle (ha cinque anni e siamo sicuri che presto le toglierà, ndr).
Questo a dimostrazione del fatto che nei Paesi in cui c’è la volontà politica di fare qualcosa di concreto per migliorare la viabilità urbana, l’esempio viene innanzitutto da chi regge le sorti della Nazione: la Danimarca, dove chi ha il sangue blu rinuncia all’auto blu, rappresenta sicuramente un modello cui dovrebbero ispirarsi tanti amministratori pubblici italiani che nei convegni sostengono la bicicletta e sulle strade si spostano quasi esclusivamente in automobile.
Non è una questione di schieramenti politici, ma di coerenza e di buonsenso: se chi governa, a tutti i livelli, cominciasse a dare il buon esempio partendo dall’accompagnare i figli a scuola in bicicletta, sicuramente il sistema-Paese ne trarrebbe giovamento con meno traffico, meno inquinamento e strade più vivibili per tutti. Dimostrando che si può fare: basta volerlo e cominciare a pedalare.
- Febbraio, 11
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Napoli alla scoperta della bicicletta in Olanda. Di Enzo Russo
Tre settimane fa una delegazione è partita da Napoli alla scoperta della bicicletta in Olanda. La delegazione ufficiale era composta dal Comune di Napoli – assessore Alessandra Clemente (innovazione e politiche giovanili), l’Amministratore della Azienda di Trasporto ANM ing. Ramaglia e dal Coordinatore della Consulta comunale per la mobilità ciclabile, che poi sarei io – con la partecipazione dei rappresentanti delle maggiori associazioni ciclistiche cittadine: Napoli Bike Festival, Cleanap, Fiab Cicloverdi e Biketour Napoli.
Si è trattato di un viaggio di studio in Olanda su invito dell’Ambasciata Olandese e della “Dutch Cycling Embassy” (fondazione non governativa che promuove l’uso della bicicletta nel mondo). Perché anche Napoli ha scoperto la bicicletta, la voglia di fare è tanta ed i progetti da realizzare ancora di più.
Dal 17 al 20 gennaio, si sono avuti una serie di incontri con esponenti delle Amministrazioni comunali di Delft, de L’Aia, di Amsterdam e di Nijmegen nel corso dei quali sono state illustrate le politiche e le realizzazioni di queste città e in generale dell’Olanda, per favorire e incrementare la mobilità ciclistica. Una realtà in cui si punta davvero alla mobilità sostenibile e in un paese in cui per 18 milioni di abitanti si contano circa 20 milioni di bici.
Inoltre, con la collaborazione di associazioni locali (Fietsersbond, Fietsdiensten.nl, Lola Bikes & Coffee, Loendersloot Groep, Callock.com) la delegazione napoletana ha effettuato una serie di visite (in bici e con temperature di meno sei gradi!) a strutture multifunzionali dedicate alla bici con spazi utilizzati per ciclofficina, caffè e punti di ristoro, biblioteche, tutti luoghi assai diffusi in molte città. Questi luoghi rappresentano veri e propri poli di aggregazione giovanile, configurandosi anche come valide opportunità lavorative per moltissimi giovani coinvolti.
Negli incontri ci è stato raccontato dell’evoluzione verso un modello di mobilità sostenibile negli ultimi quarant’anni, sulla spinta delle proteste degli anni 70 contro la mortalità di incidenti in cui erano coinvolti bambini – che arrivarono a circa 400 morti ogni anno contro circa una decina di oggi – a seguito delle politiche per la sicurezza e la bicicletta, che sono state adottate con determinazione e continuità. Come dire che la situazione attuale in Olanda che tutti invidiamo in Italia è nata da impegno costante e politiche coerenti portate avanti da decenni.
Ci hanno presentato le tabelle con i finanziamenti ad hoc per la mobilità ciclabile con soluzioni tecniche differenziate: piste, itinerari ciclopedonali, zone 30 e strade residenziali ad uso prevalente per le bici, con l’opportunità per la sosta dei soli residenti. Individuando di volta in volta la soluzione più appropriata a promuovere la sicurezza, la condivisione della strada e la mobilità ciclistica.
Ci sono state illustrate le esperienze della rete ciclabile di Delft, di Nijmegen e de L’Aia, con i tracciati, le intersezioni, i materiali utilizzati, l’inserimento nelle città, gli spazi di sosta per le biciclette, come parte integrante dei progetti nei luoghi urbani.
Grande attenzione viene dedicata in Olanda per i sistemi di interscambio, i parcheggi coperti gratis per migliaia di bici nelle stazioni ferroviarie, perché è essenziale che la bici sia sicura e custodita per favorirne l’uso e la diffusione.
Ci hanno illustrato anche le campagne specifiche per promuovere l’uso delle biciclette per gli studenti, che utilizzano oggi le due ruote in modo prevalente, con grande attenzione al messaggio, all’innovazione, alle piste ciclabili verso le scuole e gli spazi di sosta custoditi e non negli spazi scolastici e nelle aree adiacenti. Campagne che sono un vero investimento per il futuro della bicicletta in Olanda rivolto ai più giovani.
Infine una curiosità che ci è stata presentata: le tre tappe del giro d’Italia 2016 che si svolgeranno in Olanda. Infatti dal 6 maggio 2016 le prime tre tappe partiranno proprio da Apeldoorrn nei paesi Bassi per il via al giro d’Italia, che poi si trasferirà a Catanzaro per la partenza delle tappe italiane. Anche questa per loro è una occasione ed un modo per far conoscere al mondo lo spazio e l’uso diffuso della bicicletta in Olanda.
I risultati di questa positiva esperienza di confronto con una realtà come quella olandese, nella quale la mobilità ciclistica è una componente essenziale del sistema di trasporto, potranno sicuramente contribuire a consolidare le scelte dell’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco de Magistris verso un modello di mobilità “non autocentrico” per Napoli.
Il lavoro da fare è tanto ma l’entusiasmo e la determinazione non mancano di certo, come dimostra il lungomare ciclopedonale di Napoli. Una pedalata da non perdere!
- Febbraio, 10
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Da oggi una tutela in più per il ciclista urbano infortunato. Da FIAB
In vigore la norma che riconosce sempre la copertura assicurativa INAIL a chi si reca al lavoro in bicicletta. La Campagna di FIAB “In itinere”, iniziata nel 2007, si chiude pertanto con una vittoria a tutto campo.
Oggi, 2 febbraio 2016, entra in vigore la legge n. 221 del 28/12/15, pubblicata in Gazzetta il 18/1/16,”disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali.” (* nota 1) che all’art 5, comma 4 e 5 introduce negli articoli 2 e 210 del Testo Unico Infortuni la frase . “L’uso del velocipede, come definito ai sensi dell’art. 50 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, deve, per i positivi riflessi ambientali, intendersi sempre necessitato.”
Questo significa che, d’ora in poi, i lavoratori assicurati con l’INAIL che usano la bici nel tragitto tra la propria abitazione ed il lavoro, in caso di infortunio sono sempre tutelati. Precedentemente bisognava che l’uso fosse necessitato, in mancanza di mezzi pubblici o per incongruenza degli orari. Ora invece si considera l’uso della bicicletta alla stregua del mezzo pubblico o dell’andare a piedi.
E va precisato, a scando di equivoci, che la legge supera anche la recente interpretazione estensiva dell’INAIL, che estendeva la tutela ai ciclisti nel caso che percorressero piste ciclabili o zone interdette al traffico. Adesso la tutela è sempre operante, anche se l’incidente avviene su strada aperta al traffico.
La Campagna della FIAB per l’approvazione della legge, inziata nel 2007, ha visto varie tappe e l’adesione crescente di Comuni, Province, Regioni. La storia nel sito FIAB sezione in itinere e nel sito bici-initinere.info dedicato alla campagna che, dal 2013 è stata riproposta con ECF e #Salvaiciclisti e che, fino al 2014, ha raccolto numerose adesioni istituzionali.
Infine alcuni parlamentari, di diverse estrazioni politiche e appartenenti all’Intergruppo Parlamentare per la Mobilità Nuova e Ciclistica, hanno sottoscritto una proposta di legge, poi confluita nel collegato ambientale, di cui si è fatto portavoce l’On. Diego Zardini (che oggi giustamente se ne compiace e al quale va il nostro ringraziamento, insieme ovviamente agli altri parlamentari che l’hanno sottoscritta).
L’odierna entrata in vigore di questa norma può essere considerata come una duplice vittoria del popolo dei ciclisti.
Una vittoria “pratica”, in quanto i lavoratori che usano la bici, si vedranno finalmente riconoscere sempre l’infortunio, in passato in tanti casi negato. Così anche il “bike to work” viene incentivato.
Inoltre questa norma porta maggiore attenzione alla sicurezza stradale. Visto che è ormai affermato il principio che gli infortuni è meglio prevenirli che curarli e l’INAIL, pur occupandosi dell’indennizzo, da tempo non si limita alla gestione assicurativa ma promuove politiche di prevenzione.
FIAB darà il suo contributo, in quanto da sempre orientata alla sicurezza stradale (si veda ad es. il Quaderno Gallimbeni, Sicurezza stradale e mobilità dell’utenza non motorizzata, che per il suo interesse, recentemente la European Cyclists’ Federation ha chiesto a FIAB di tradurre in Inglese).
Dall’altra c’è da registrare una vittoria politica e culturale, perchè una legge dichiara che l’uso del velocipede è necessitato “per i positivi riflessi ambientali”.
Una legge dello Stato, cioè, sancisce finalmente il concetto che l’uso della bicicletta è “tutela dell’ambiente”, idea che invece FIAB in passato si è vista diverse volte contestare, sia in fase di riconoscimento da parte del Ministero dell’Ambiente quale “Associazione di Tutela Ambientale”, sia in altri ambiti burocratici ed istituzionali, con enorme dispendio di energie per argomentare quella che dovrebbe essere invece da sempre un’evidenza lapalissiana.
Speriamo quindi che il legislatore abbia chiarito una volta per tutte a tutti i vari burocrati ed azzeccagarbugli del nostro Paese che la bicicletta fa bene all’ambiente, senza annessi e connessi, semplicemente se la gente pedala invece di andare in auto!
Abbiamo sentito alcuni legali, che si erano occupati di questa questione, invitandoli a esprimere un proprio pensiero.
L’avvocato Angelo Velatta, da sempre attivo in FIAB, ci scrive “Io non avrei particolari commenti da fare ma solo l’auspicio che INAIL in maniera sollecita adegui i procedimenti di competenza alla nuova disciplina anche diramando alle Sedi Regionali istruzioni, e senza pretesti per mantenere in vita in qualche maniera (che non saprei immaginare stante la lapidarietà della disposizione) il regime previgente, evitando di dar vita a contenziosi”.
Ci risponde anche l’avvocato Guglielmo Corsalini, coordinatore dell’Avvocatura regionale dell’INAIL per le Marche e docente a contratto presso l’Università di Macerata, che già avevamo intervistato in passato e autore di un approfondimento giuridico sulla proposta FIAB:
“Come scrivevo in un articolo pubblicato sulla rivista Responsabilità civile e previdenza nel 2012, sebbene la bicicletta sia un mezzo privato di locomozione, va sicuramente sottolineato che, come sostiene da tempo la Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB), tale mezzo può costituire una risorsa importante per decongestionare il traffico, rendere più efficiente la mobilità, migliorare la salute dei cittadini; inoltre la bicicletta risulta un veicolo assolutamente economico e competitivo sulle brevi distanze (fino a 5-6 chilometri) e perfino su distanze maggiori, ove adeguatamente supportato — ad esempio — attraverso la integrazione modale. È innegabile, perciò, che la bicicletta risponde alle esigenze, sempre più impellenti, di una mobilità leggera, flessibile, efficiente e compatibile con l’ambiente.
Per questo esprimo la mia soddisfazione e anche il mio compiacimento per il risultato raggiunto dalla FIAB, con il riconoscimento normativo della tutela dell’infortunio in itinere in bicicletta, mezzo il cui uso viene ormai considerato sempre «necessitato» (modifica dell’art. 12 del d.lgs. n. 38/2000).
Ormai si attendono le istruzioni dell’ Inail. Sebbene la norma non sia retroattiva, non è escluso che l’istituto – anche questo lo dico a titolo personale – possa ritenere la stessa applicabile per ragioni di equità anche ai casi non ancora definiti.”
* nota 1 In questo provvedimento, di cui avevamo già parlato, vengono inoltre destinati 35 milioni per il “bike to work” e “bike to school”; il Ministero dell’Ambiente destinerà i fondi ai comuni con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti che abbiano realizzato un piano urbano della mobilità sostenibile; inoltre si prevedono fondi a favore dell’Emilia Romagna per il finanziamento della ciclovia Verona – Firenze, che diventa così un tratto importante di proseguio di Eurovelo 7 e della Ciclopista del Sole (Bicitalia 1).
- Febbraio, 4
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Pedalando verso il futuro. Di Anna Donati
Tutte le principali città Italiane hanno dimostrato di avere ancora seri problemi di inquinamento e polveri sottili, e servono soluzioni concrete per spostarsi nelle città e nelle aree metropolitane. Sono stati davvero timidi o inesistenti i provvedimenti assunti dalle città, dalle Regioni ed anche dal Governo per fermare il traffico delle auto e del trasporto merci a tutela della salute e promuovere le modalità alternative per muoversi, dal trasporto collettivo, al veicolo elettrico, ai servizi in sharing. Nella Legge di Stabilità 2016 le risorse per il trasporto collettivo non sono aumentate e questo renderà difficile nei mesi a venire migliorare i servizi per i cittadini/e. Siamo fermi a 4.9 miliardi di risorse annue per tutto il trasporto locale mentre nel 2009 le risorse erano pari a 6.2 miliardi di euro. Mancano i treni per i pendolari ed il rinnovo degli autobus, per migliorare i servizi e ridurre l’impatto.
L’unica vera novità della Legge di Stabilità 2016, sono le risorse messe a disposizione per la mobilità ciclistica, per ciclovie turistiche, velo-stazioni, Zone 30, per un ammontare complessivo di 91 milioni nel triennio 2016-2018. Tra le priorità indicate dalla norma vi sono le reti ciclabili di Vento Torino-Venezia, la ciclovia del Sole Verona-Firenze, il Grande Raccordo anulare della Bicicletta a Roma, la Ciclovia dell’Aquedotto Pugliese (dalla Basilicata alla Puglia). Di queste risorse tre milioni sono riservate ai Cammini, i percorsi a piedi storici, religiosi, naturalistici nel territorio italiano. Peccato che alla Camera sia stato eliminato il riferimento alle ferrovie dismesse da trasformare in greenways che aveva inserito il Senato, ma l’attuale norma comunque non esclude anche questi progetti di mobilità dolce.
Ma le risorse significative dedicate alla bicicletta indicano una piccola svolta, dove finalmente si ritiene che muoversi sulle due ruote sia autentica soluzione per muoversi ogni giorno e nel tempo libero.
Sarà il Ministro dei Trasporti ed infrastrutture ripartire queste risorse con un proprio decreto e per la parte di ciclovie turistiche, dovrà farlo d’intesa con il Ministro per i Beni culturali. L’obiettivo deve essere di spendere bene ed impegnare subito queste risorse in progetti utili, ben connessi con le altre modalità di trasporto collettivo e con le ferrovie turistiche, che siano un autentico sostegno alle città, ai territori ed alle aree interne, in stretta correlazione con l’offerta turistica.
Altra novità positiva sono le misure contenute nel Collegato Ambientale, approvato il 22 dicembre 2015 dal Parlamento, che include finanziamenti per progetti di bike-to-work e bike-to-school, per complessivi 35 milioni di euro, che saranno però gestiti in questo caso dal Ministero per l’Ambiente. Provvedimento che contiene anche 5 milioni di euro da assegnare alla regione Emilia Romagna per l’accordo sottoscritto con RFI, per la trasformazione dell’exferrovia a binario unico Verona-Bologna in ciclovia (adesso la ferrovia è tutta a doppio binario con un tracciato adiacente). Un altro bel progetto che sarà realizzato di recupero dell’exferrovia per pedalare in sicurezza, sia per gli spostamenti quotidiani che nel tempo libero.
Lo stesso provvedimento contiene le modifiche per l’infortunio in itinere, una battaglia storica della FIAB per il riconoscimento della copertura assicurativa INAIL di chi si reca al lavoro utilizzando la bicicletta.
Il merito di questa svolta è certamente delle tante associazioni che si battono da anni per questi risultati: oltre alla Fiab, Salvaiciclisti, Legambiente, Rete mobilità Nuova, BikeItalia.it, Comodo, la confederazione per la Mobilità Dolce, la rete dei Cammini, Associazione Greenways, Velolove, il GAL Valled’Itria. Tante energie e battaglie positive che hanno convinto finalmente le Città, il Governo e Parlamento a dedicare significative risorse per muoversi in bicicletta.
Del resto il 7 ottobre 2015 a Lussemburgo si è svolta una riunione dei Ministri europei dei Trasporti per il “Summit sulla mobilità ciclistica”. Era la prima volta che accadeva, grazie alla convergenza della Commissione Europea, degli Stati membri e delle associazioni a partire da ECF, la European Cyclists Federation, a cui aderisce la Fiab italiana. Erano presenti i Ministri e rappresentanti di ben 22 Paesi membri, a conferma dell’interesse per la bicicletta. In Europa la bicicletta ormai coinvolge 50 milioni di cittadini che vanno al lavoro ogni giorno sulle due ruote, ha un valore economico di oltre 200 miliardi di euro l’anno e dà occupazione a 650.000 persone. Sono oltre 400 le città che hanno un servizio di Bike Sharing. Anche il cicloturismo, con 70.000 km di piste ciclabili Eurovelo, ha una crescita costante di viaggiatori e costituisce un pilastro per il turismo sostenibile.
Al Summit sulla bicicletta si è partiti dal riconoscimento di questi numeri, dai vantaggi in termini di innovazione e benefici per l’ambiente, il clima e la salute. È stata adottata una comune “Dichiarazione sulla mobilità ciclistica come modalità di trasporto climate friendly” con l’intento di rendere paritaria la bicicletta rispetto alle altre modalità di trasporto in tutti gli Stati membri. Nel documento si indica la necessità di integrare il sistema di trasporto ciclistico nei sistemi di trasporto nazionali ed europei, di individuare un referente comunitario che si occupi di coordinare e verificare l’attuazione degli obiettivi, di prevedere finanziamenti specifici per lo sviluppo della bicicletta.
Al Summit era presente per l’Italia il Ministro Delrio, che ha sottoscritto il documento, ritenendolo una «direzione giusta» per la Commissione Europea affinché individui una strategia comune per la bicicletta. Ha aggiunto che «l’esperienza italiana è insoddisfacente» e ha illustrato i “lavori in corso” per migliorare la situazione complessiva della ciclabilità: rendere più sicure le strade, dedicare infrastrutture specifiche e aree sosta alle bici, realizzare servizi dedicati e di interscambio con altri mezzi di trasporto, costituire una rete nazionale per la mobilità cicloturistica. Una dichiarazione impegnativa per il Ministro dei Trasporti da sempre attento alle due ruote, che già nella sua esperienza di Sindaco a Reggio Emilia ha attuato politiche concrete per la mobilità ciclistica.
La Bici nello Stivale
In Italia per la bicicletta abbiamo una situazione con tante ombre e qualche luce. Basta osservare i dati ISTAT del Censimento 2011 per gli spostamenti quotidiani per motivi di studio e lavoro, da cui emerge che il 3,3% delle persone utilizza la bicicletta ogni giorno, il 15,6% va a piedi, il 3,5% usa il motoveicolo, il 13,4% il trasporto pubblico, il 2,9% autobus scolastici e aziendali. E ben il 60,8% si muove in auto. Ma quel 3,3% di media nazionale che usa la bicicletta ogni giorno è distribuito in modo assai variegato, a macchia di leopardo.
Come hanno efficacemente ricostruito Antonio Dalla Venezia e Silvia Zamboni nel capitolo dedicato alla bicicletta nel nuovo libro Muoversi in città, sono le medie e piccole città del nord a essere avanti nella mobilità ciclistica, mentre le grandi città e il sud languono. E pensare che ben il 46% degli spostamenti quotidiani non superano i 5 chilometri e la bicicletta è davvero un mezzo ottimale e competitivo per queste distanze.
Tra le eccellenze italiane per la bicicletta troviamo Ferrara e Bolzano, che per prime hanno attrezzato il proprio territorio con servizi e infrastrutture dedicate ai ciclisti. A partire dagli anni Novanta sono state il punto di riferimento di progettisti, amministratori e associazioni che vedevano in queste esperienze il punto più alto raggiunto in Italia in questo ambito. Le prime mappe urbane con i dettagli sui percorsi, la promozione dell’uso della bicicletta attraverso specifiche iniziative, i semafori dedicati, un logo, le prime reti ciclabili che innervano il territorio comunale, sono stati gli elementi che hanno determinato il successo di tali politiche per promuovere l’uso della bicicletta.
Ferrara poi ha il merito di aver istituito il primo Ufficio Biciclette italiano, che per anni è stato un punto di riferimento anche per numerosi partner europei. Infine, Ferrara e Bolzano presentano entrambe una percentuale elevata di spostamenti quotidiani in bicicletta, intorno al 30%, con Bolzano che è anche la città italiana con il più basso utilizzo dell’auto in città: il 27%.
Reggio Emilia ha tutti gli ingredienti per essere definita un’area urbana amica dei ciclisti: presenza dell’Ufficio Biciclette, un piano della ciclabilità a partire dal 2008, una rete ciclabile di oltre 200 chilometri, un centro storico con limite di velocità di 30 km/h, sensi unici eccetto bici generalizzati, un servizio di Bicibus di valore europeo che coinvolge ormai qualche migliaio di bimbi che raggiungono le scuole primarie in bicicletta lungo percorsi prefissati. Il servizio è partito grazie alla disponibilità di numerosi volontari della Fiab locale che fungevano da accompagnatori, mentre oggi si regge grazie alla presenza di genitori e nonni. Un risultato che parte da lontano e che ha visto alcuni amministratori investire risorse ed energie a favore di una città per tutti.
Un’esperienza simile è quella del Comune di Venezia. A partire dal 2002 si è dotato dapprima di un Ufficio Biciclette, poi dal 2007 di un Biciplan, quindi dal 2008 di un Manuale Tecnico di progettazione e, successivamente, ha finanziato la realizzazione delle opere con i proventi della sosta a pagamento nella città di Mestre. Un’operazione di bilancio innovativa: negli ultimi otto anni il Comune di Venezia ha stanziato per la ciclabilità una somma pari a oltre 10 milioni di euro, cifra superiore a quella che il Governo italiano ha stanziato nello stesso periodo per l’intero Paese. Tale investimento ha permesso di realizzare una settantina di chilometri di ciclabili e interventi di moderazione del traffico in un intero quartiere, Piraghetto. L’ultimo nato in casa veneziana è il Bicipark collegato alla stazione ferroviaria di Mestre, che con i suoi 830 posti-bici, coperti e custoditi, è uno dei più capienti d’Italia.
Ma l’Europa resta distante
Siamo però lontani da analoghe strutture realizzate nel Nord Europa che, anche in città di piccole dimensioni, sono in grado di ospitare diverse migliaia di bici. È del tutto evidente che favorire l’intermodalità treno più bici è una delle carte efficaci da giocare per il decongestionamento delle nostre città dal traffico, ma la situazione dei cicloparcheggi è insoddisfacente. Per ora dobbiamo accontentarci del nuovissimo deposito alla stazione FS di S. Maria Novella a Firenze (dotato di 800 posti), di quello di Padova quasi “gemello” di quello di Mestre con accesso automatico e quindi non sorvegliato, di quelli più piccoli di Brescia (450 posti), Parma e Piacenza (400 posti ciascuno), e dei più piccoli ancora di Trento (200 posti) con accesso completamente automatizzato, Modena (162) e Lodi (120). Mancano all’appello le città metropolitane di Milano, Roma, Napoli, Torino, Palermo, Genova e Bologna, che ne avrebbero senz’altro bisogno, visto il numero elevato di pendolari.
Tre le grandi città, Bologna è quella che ha puntato di più sulla mobilità ciclistica. Secondo le ultime indagini del Comune, il 10% della popolazione si sposta abitualmente in bicicletta: questo è il risultato di numerose azioni e dell’impegno dell’Assessore Andrea Colombo. Una rete di piste ciclabili e una segnaletica riconoscibile, un allagamento degli spazi ciclopedonali nel centro della città con i TDays, un’azione di contrasto al furto di biciclette (con marchiatura della bici, una campagna per sensibilizzare sul problema, il coinvolgimento delle officine), una consulta comunale per la bicicletta che coinvolge tutte le associazioni. Più di recente è stato inaugurato, a settembre 2015, il primo pezzo (2,4 km) della Tangenziale della Bicicletta, un anello lungo i viali di 8 km dedicato alla bici per muoversi in sicurezza e integrare le diverse reti tra il centro storico e i quartieri della città. Ultima nata è la velostazione Dynamo, a due passi dalla Stazione Centrale, un progetto proposto da #salvaiciclisti e selezionato dall’Amministrazione comunale, negli spazi di un ex autorimessa: un hub di 1.000 m2 per parcheggio, noleggio, riparazione, tour, trasporto merci, eventi culturali e zona relax dedicati alla bicicletta.
Tra i Comuni virtuosi troviamo finalmente la prima città non nordica, ovvero Pesaro, che vanta un modal share di spostamenti in bici di livello europeo (28%), una buona rete ciclabile denominata “Bicipolitana” concepita proprio come una metropolitana per biciclette con tanto di numerazione, fermate e tabelle chilometriche che aiutano il ciclista a capire dove si trova e quanto manca alla meta. Ovviamente si è dotata dell’Ufficio Biciclette e svolge una puntuale attività di pianificazione e monitoraggio.
Spostandoci ancora più a sud, la realtà più interessante, è senza dubbio Lecce. Pur in assenza di una rete ciclabile estesa e capillare, l’introduzione del limite di 30 km/h in tutto il centro storico ha favorito la permeabilità del territorio da parte delle biciclette. Anche se la ripartizione modale oggi non raggiunge percentuali elevate, questa misura può costituire un punto di partenza favorevole a futuri e auspicabili nuovi interventi.
Restando in zona, va segnalato l’impegno della Regione Puglia per la mobilità ciclistica, con il finanziamento di progetti delle amministrazioni locali, cofinanziamenti per reti europee del Mediterraneo nell’ambito di fondi strutturali (come Cyronmed e la Ciclovia dei Borboni), convegni e seminari per aumentare le competenze tecniche, guide e segnaletica per il cicloturismo sulle strade della regione. Anche a Napoli qualcosa si è mosso, con la realizzazione della prima pista ciclabile della città di 12 km da Bagnoli verso il centro, passando per il lungomare ciclopedonale (via Caracciolo e via Partenope).
La bici in condivisione
Venendo alle esperienze di Bike Sharing va sottolineato che le città che hanno ottenuto più risultati sono Milano e Torino, mentre nelle città piccole questa modalità non decolla: funziona un poco all’avvio ma, quando finisce l’aiuto pubblico, non regge economicamente e il servizio si degrada. Secondo Antonio Dalla Venezia, di Fiab, «così come a nessuno verrebbe mai in mente di realizzare una metropolitana in una città di 100 mila abitanti, analogamente non si dovrebbero finanziare sistemi di bike sharing in città al di sotto di una certa dimensione socio-economica. Come insegnano, anche in questo ambito, le esperienze europee di successo». Comunque il bike sharing è presente anche in diverse città come Salerno, Bologna, Modena, Parma, ed è in corso di avvio a Napoli e Palermo, ma i numeri non sono ancora significativi.
Ha cominciato ad affermarsi in Europa e anche in Italia la distribuzione delle merci leggere (e sono tante) con le due ruote a pedali. Buste, pacchi, fiori, libri, prodotti alimentari consegnati in bicicletta, soprattutto nelle aree pedonali e nelle zone a traffico limitato, dove il sistema è decisamente competitivo ed efficace.
Il loro successo è dimostrato da due elementi: la costituzione dell’Associazione europea con oltre 250 operatori (www. federation.cyclelogistics.eu) e l’interesse dimostrato dai grandi operatori come DHL e TNT che hanno inserito in alcune città anche questi servizi di consegne in bicicletta. In Italia vi sono diverse esperienze e sarebbero già 14 le città che hanno questo servizio. Un esempio è Triclò, con il suo inconfondibile veicolo a pedalata assistita che ha un’autonomia di 40-50 km e può trasportare fino a 180 kg.
È attivo a Milano, Padova, Verona, Mestre, Treviso ed effettua consegne anche in partnership con altri corrieri come DHL.
C’è fermento anche in Italia.
Il cicloturismo è in espansione, province come Trento e Bolzano promuovono il turismo legato alla bici, con servizi integrati, alberghi, assistenza, intermodalità con il treno. Ma questo ormai accade a tutte le latitudini, dalla Liguria al Salento, dalla Toscana alla Sicilia. Percorsi ciclabili non solo per pochi allenati ma anche per famiglie, con un sistema di accoglienza che diventa l’occasione per nuova occupazione giovanile e per uno sviluppo turistico nelle aree interne del Paese. Si moltiplicano le esperienze di Greenways: la Spoleto-Norcia è una delle più note, una ex ferrovia dismessa da molto tempo, trasformata in un percorso ciclabile, per camminare a piedi o facendo trekking integrato con altri percorsi. Lentamente si afferma il concetto di Mobilità Dolce, insieme di percorsi ciclabili, cammini e ferrovie turistiche, promosso da CoMoDo, la confederazione delle associazioni per la mobilità dolce.
La bicicletta a pedalata assistita sta avendo un autentico boom nelle vendite e anche numerose aziende italiane ormai progettano e realizzano modelli innovativi. In modo analogo le bici pieghevoli da portare sempre con sé – per evitare furti e parcheggio – sono sempre più diffuse e non è raro ormai vederle sui treni.
La ricerca nel settore è molto interessante e sta puntando sulla bici solare, per produrre l’elettricità che alimenta la pedalata assistita. Le associazioni Fiab, Legambiente, #salvaiciclisti, Rete Mobilità Nuova sono molto attive, con proposte, campagne, nuovi soci, riviste.
Anche in Parlamento, ed i recenti provvedimenti lo dimostrano, c’è attenzione alla bicicletta e si è avviata la discussione su due provvedimenti: nuove regole e incentivi per la mobilità ciclistica e la creazione di una rete per la mobilità dolce, per ciclisti, pedoni e ferrovie turistiche.
Siamo ancora lontani dall’esperienza belga e quella più recente della Francia, dove la ministra per l’ambiente Segolene Royal ha annunciato che chi usa la bicicletta per andare al lavoro riceverà un contributo di 25 centesimi per ogni km percorso! Ma anche in Italia, nel piccolo comune di Massarosa (Lucca) l’amministrazione vuole premiare i dipendenti che scelgono la bicicletta come mezzo di trasporto abituale per andare al lavoro.
Anche noi, piano piano, stiamo pedalando verso il futuro.
Anna Donati
- Gennaio, 11
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