Si stima che il traffico merci contribuisca tra il 20 e il 30% all’inquinamento dell’aria nelle aree urbane. I veicoli per il traffico merci rappresentano quasi un terzo del traffico totale in molte città italiane e non brillano certo per efficienza: il 91% dei veicoli commerciali in Italia usano come combustibile il gasolio e solo il 3% sono Euro5, mentre il 42% sono Euro0, Euro1 o Euro2. A differenza di quanto la crisi economica lascerebbe supporre, il trasporto merci in città in questi ultimi anni non è diminuito ma, anzi, sta aumentando.

I motivi sono molteplici: la politica del “magazzino zero” adottata da numerosi esercizi commerciali (gestire un magazzino è una voce di costo che tanti non possono permettersi) e la conseguente scelta di un modello di approvvigionamento “just-in time”; la crescita dell’e-commerce, che conta in Italia 16 milioni di clienti; le scelte dei consumatori, sempre più orientati verso i prodotti freschi; la crescita della logistica di ritorno, vale a dire il trasporto dei prodotti arrivati al fine vita dai punti di consumo ai punti di raccolta e recupero delle materie prime seconde.

Se il traffico merci in città aumenta, questo non vuol dire che anche l’impatto ambientale debba necessariamente crescere. Lo dimostrano le diverse buone pratiche presentate nel corso del convegno “Logistica urbana dell’ultimo miglio, smart e green” organizzato nell’ambito di Milano Sharing City, la due giorni di convegno promossa la scorsa settimana dall’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio (AMAT) del Comune di Milano.

Le esperienze positive

Milano è oggi sede di alcune iniziative sperimentali di logistica sostenibile dell’ultimo miglio, come il progetto europeo FREVUE per la consegna con veicoli elettrici dei farmaci in Area C (la zona centrale della città accessibile a pagamento quando si usano dei mezzi di trasporto privati) e UrbeLOG (URBan Electronic LOGistics), il progetto finanziato dal MIUR che prevede lo sviluppo ICT per l’ottimizzazione dei carichi e dei percorsi del traffico merci sia per la Pubblica Amministrazione sia per gli operatori privati (anche Torino è città pilota del progetto).

«Sono due le macro-aree da prendere in considerazione per una city logistics smart e green: la gestione del movimento delle merci e la gestione delle soste in base a durata, tariffe e controlli – ha affermato Laurence Bannerman, Presidente di EPA (European Parking Association) -. Un esempio assai positivo è quello di Barcellona, dove sono attivi 8.500 stalli per carico-scarico merci nella parte centrale della città, con 45.000 passaggi al giorno dalle 8 del mattino alle 20 di sera. La durata massima di sosta gratuita è di 30 minuti, con l’obbligo di effettuare la validazione (via app o sms) quando il veicolo inizia a occupare lo stallo. Si tratta di una gestione dinamica della sosta, che fornisce all’amministrazione dei dati utili al fine di adattare l’offerta e seguire le necessità locali. Una soluzione che offre anche la possibilità di modificare le tariffe in funzione delle emissioni inquinanti del mezzo».

«Come abbiamo visto, Barcellona sta pianificando la mobilità su una dimensione geografica che assomiglia a quella della città metropolitana di Milano, più ampia quindi della sua semplice area urbana – ha affermato Vittorio Biondi, direttore del Settore Territorio Ambiente Energia di Assolombarda -. Questa dovrebbe essere la modalità di sviluppo e progettazione anche a Milano e nelle grandi città italiane. La maggior parte dei trasporti merci delle aziende nostre socie va infatti al di là del trasporto comunale ed è di carattere intercomunale. È evidente che in questi ultimi anni è avvenuta una rivoluzione della produzione e del consumo dei beni e del loro spostamento fisico – ha proseguito Vittorio Biondi -. Molte aziende hanno percepito le potenzialità di queste innovazioni e il potere politico deve essere gestore del cambiamento, tenendo presente le difficoltà provocate dalla crisi e facendo una valutazione d’impatto economico dei provvedimenti che vengono decisi, cosa che purtroppo raramente avviene. Tenendo anche presente che la logistica è un settore che evolve assai rapidamente. Basti pensare che diverse imprese stanno già ripensando l’approccio del magazzino zero: sarebbe utile una politica d’incoraggiamento di alcune modalità di magazzini temporanei, collettivi e altamente tecnologici, in un’ottica di politica integrata».

Le iniziative dei grandi

Le buone pratiche in Italia ci sono e stanno iniziando a dare dei risultati positivi, come spiegato da alcuni operatori di trasporto merci B2B e B2C intervenuti nel corso del convegno. «L’ultimo miglio rappresenta per noi la fase più critica della filiera logistica perché è quella che incide di più sui costi, benché coinvolga il numero inferiore di chilometri percorsi – ha spiegato Chiara Chiadò di TNT Express Italy -. Si tratta della fase meno efficiente in quanto la regolamentazione varia da città a città e cresce il numero di consegne a clienti privati rispetto a quelli business. Per quanto ci riguarda, stiamo iniziando ad adottare delle nuove soluzioni telematiche per la gestione dinamica dell’ultimo miglio con dei software che ottimizzano i percorsi: il territorio non è più suddiviso in maniera fissa, con un singolo driver per un singolo territorio, ma la suddivisione varia in funzione delle consegne. Allo scopo di diminuire i nostri passaggi, abbiamo realizzato dei distributori automatizzati attivi 24/7 (400 a fine anno) e dei TNT Point (1.300 a fine anno) per permettere ai privati di consegnare e ritirare i pacchi».

«L’iniziativa che abbiamo deciso di adottare a Milano è stata particolarmente significativa e ha fornito dei risultati lusinghieri – ha affermato Fabio Fiore, Division Manager di GLS, altra azienda del settore dei servizi di corriere espresso -. Abbiamo aperto una filiale di smistamento nei pressi del centro di Milano, al di fuori dell’Area C. Il trasporto delle merci da questa filiale ai clienti che si trovano nell’Area C avviene attraverso furgoni elettrici e biciclette ed è quindi ecologica al 100%. Abbiamo misurato una riduzione delle emissioni di CO2 dell’80% e non paghiamo più nulla per l’ingresso nell’Area C. L’abbattimento di questi costi ci ha permesso di abbassare le tariffe di vendita: abbiamo così aumentato le spedizioni e creato delle economie di scala e incrementato ulteriormente la sostenibilità economica del progetto».

Un approccio seguito anche da un colosso come DHL, che in Italia gestisce 100.000 spedizioni e 43 movimenti aerei al giorno attraverso 68 Service Centre. «Il gruppo nel 2008 decise di lanciare una strategia green per abbattere entro il 2020 del 30% le emissioni inquinanti – ha spiegato Christian Salerno, Managing Director Hubs&Gateways Italy di DHL Express Italy -. Le emissioni a livello di gruppo sono diminuite a oggi del 23% e in Italia di ben il 69% rispetto al 2008. Per raggiungere questi valori, abbiamo rinnovato la flotta veicoli, con 820 ducato Fiat Euro5, 70 mezzi Nissan elettrici e aeromobili energeticamente più efficienti. Anche noi abbiamo iniziato a utilizzare anche biciclette e Triclò nei centri storici delle città e nei centri di villeggiatura estivi».

Fonte Qualenergia.it