L’intervista di Muoversi in Città a Pietro Menga, Presidente di CEI CIVES, sulla mobilità elettrica, con uno sguardo all’Italia.

Per una crescita dell’elettrico in Italia occorre stimolare l’interesse della collettività sui vantaggi di una mobilità più ecosostenibile e attivare una politica concertata che porti avanti provvedimenti concreti di sviluppo nel nostro Paese, anche in rapporto alle altre nazioni dell’Unione Europea.

Muoversi in città ha intervistato Pietro Menga, Presidente di CEI-CIVES, la Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali, per capire a che punto è l’Italia in fatto di mobilità elettrica e quanto si possa e si debba ancora fare per la crescita di questo settore.

 

Qual è lo sviluppo dell’auto elettrica in Italia in rapporto agli altri Paesi dell’Unione Europea? Quali interventi a livello normativo e di incentivi – come ci dimostrano gli altri paesi europei-potrebbero essere utili per la crescita dell’elettrico in Italia?

Nell’ultimo anno, purtroppo, il nostro Paese si è confermato il fanalino di coda dell’Europa in fatto di mobilità elettrica.

Rispetto al resto d’Europa, e soprattutto rispetto ai virtuosi paesi nordici – in particolare Norvegia e Olanda – in Italia il mercato dell’auto elettrica è ancora limitato (si aggira intorno allo 0,14%, contro il valore medio europeo pari all’1,3% e rispetto al caso limite della Norvegia pari al 30%).

Si tratta di dati che confermano, ancora una volta, come mentre nel resto d’Europa ci sia una forte ed efficace politica in grado di coniugare competenze di Stato, Ministeri e comunità locali, permettendo così uno sviluppo organico del mercato elettrico, l’Italia presenta ancora un’anomalia.

Nei Paesi in cui la mobilità elettrica si sta sviluppando al meglio, le parole chiave sono infatti: alleanza tra soggetti istituzionali, programmazione nazionale e regionale e obiettivi quantitativi. È l’assenza di questo spirito programmatico di cooperazione, quindi di una vera e propria cabina di regia, che ha messo finora fuori gioco il nostro Paese.

2) Quali sono i benefici dello sviluppo dell’auto elettrica per la qualità dell’aria nelle città e più in generale a livello nazionale?

L’auto elettrica rappresenta una scelta virtuosa ed è importante sollecitare l’interesse dei cittadini.

Quello che è emerso dall’Osservatorio sulla mobilità elettrica di CEI-CIVES ed Adiconsum è che il consumatore sceglie un’auto elettrica, ibrida o a metano perché la trova più vantaggiosa rispetto un’automobile a combustione.

Nel resto d’Europa sono state rimosse alcune barriere rilevanti per lo sviluppo della mobilità elettrica: abbattimento del costo d’acquisto dell’auto grazie a un sistema di incentivazioni economiche e fiscali, migliorie nella distribuzione sul territorio di colonnine di ricarica attraverso dei servizi pubblici più moderni ed efficienti e la possibilità, per il cittadino/acquirente, di ricaricare l’auto persino dalla rete domestica di casa propria.

La Germania e la Norvegia, ad esempio, hanno attivato interessanti regole di mobilità locali per incentivare l’acquisto di auto elettriche: corsie preferenziali, parcheggi gratuiti, orari preferenziali di ingresso nelle zone ZTL, soprattutto per gli addetti alla logistica che si muovono con veicoli elettrici.

Solo fornendo gratuitamente servizi e agevolazioni normalmente a pagamento, possedere un’auto elettrica diventerebbe un valore aggiunto, un elemento vincente in rapporto ai veicoli a combustione.

3) In vista di un ampliamento del mercato della mobilità elettrica ad altri veicoli, oltre l’automobile, quali sono i tempi previsti per l’abbattimento dei costi delle batterie?

Dalle stime effettuate emerge che l’abbattimento dei costi delle batterie si è molto ridotto negli ultimi 8 anni: nel 2008 i costi si aggiravano sugli 800-900 €/kWh contro l’attuale costo pari a 140-150 €/kWh. Si prevede che entro un paio di anni si arriverà al costo di 120 €/kWh.

Per le batterie delle auto elettriche si è passati dunque da un costo di 10mila € a un costo pari a 5mila €. Abbattendo i costi delle batterie diminuirà sicuramente anche il costo delle auto e sarà quindi fondamentale anche un ripensamento dell’industria automobilistica che attualmente produce 100mila pezzi/anno per un singolo modello o per una classe di modelli (questo numero è ancora poco sufficiente per uno sviluppo decisivo del settore).

Il governo dovrebbe stimolare una rapida diffusione della mobilità elettrica in grado di consentire al nostro Paese di raggiungere livelli di vendita del parco auto elettriche come quelli raggiunti dalla Norvegia e dagli altri paesi succitati (con un aumento delle vendite si abbassano i costi delle auto elettriche e, di conseguenza, si abbattono i costi delle batterie).

4) In quanto tempo il costo d’acquisto di un veicolo elettrico è ammortizzato dall’efficienza energetica dello stesso?

A determinate condizioni, anche senza incentivi di partenza, è possibile ottenere un discreto rientro economico dall’acquisto di un’auto elettrica.

Ad esempio, di fronte a un’elevata densità di utilizzo del mezzo elettrico (km di percorrenza del veicolo) il risparmio scaturisce prevalentemente dal minore costo dell’energia elettrica rispetto a quello del carburante.

Se pensiamo che per settori come il car sharing, il servizio Taxi, la logistica merci sarebbe molto più semplice far tornare i conti, dal momento che si tratta di settori “vocati” per natura alle lunghe percorrenze, si potrebbe permettere di ammortizzare il costo d’acquisto del veicolo elettrico favorendo incentivi operativi come per esempio (per il settore della logistica) liberalizzando gli orari di carico e scarico merci che comporterebbe un aumento dei chilometri percorsi e un conseguente risparmio relativo allo scarto tra costo dell’energia elettrica e costo del carburante.

5) Quali interventi a livello normativo e di incentivi – come ci dimostrano gli altri Paesi europei – potrebbero essere utili per la crescita dell’elettrico in Italia?

Un’incentivazione per rimuovere la prima barriera, ovvero l’elevato costo dell’auto elettrica, è un’operazione che prevede delle spese che devono essere pagate dai cittadini, dalle case automobilistiche o dagli enti pubblici locali e regionali. Se si aumentasse di un euro il costo del bollo auto si potrebbe ottenere un ricavo di 40-50 milioni di euro all’anno che potrebbero essere usati per incentivare almeno 10.000 acquirenti e far crescere dunque il mercato dell’auto elettrica in Italia.

Per quanto riguarda invece il problema della ricarica bisogna fare degli investimenti. Il Piano Nazionale mette a disposizione dei fondi per permettere l’aumento delle colonnine di ricarica pubblica, ma sarebbe importante un incremento anche delle colonnine private. Una partecipazione massiccia a incentivi di questo tipo potrebbe essere efficace per una crescita dell’elettrico nel nostro Paese.

6) In Italia ci sono case automobilistiche che stanno investendo nell’elettrico?

Grandi case automobilistiche che stanno investendo nell’elettrico nel nostro Paese non ce ne sono. Si dice che la Fiat abbia in progetto di fare qualcosa e che ci sia un settore elletro-meccanico interessato soprattutto ai piccoli veicoli ma non si può parlare di costruttori mirati in tal senso. Siamo però convinti che se in Italia partissero delle misure concrete di incoraggiamento, le case automobilistiche sarebbero più motivate a investire nell’elettrico.

 

Leggi anche le proposte, tra cui quella Kyoto Club CEI-CIVES sulla mobilità elettrica, che il Coordinamento FREE ha presentato lo scorso 8 luglio a Roma nel corso della conferenza stampa “Spunti per una nuova Strategia energetica nazionale 2030-2050″.

 

(Photo Credit: Wired.it)