Un’anticipazione sull’articolo di F. Petracchini, nel prossimo numero della rivista QualEnergia.

“Tutto ha avuto inizio a settembre del 2015 quando l’EPA (Agenzia Ambientale Americana) ha individuato in alcuni modelli di autovetture diesel prodotte dal Gruppo Volkswagen un sistema in grado di alterare le emissioni di scarico ed in particolare degli ossidi d’azoto (NOx), riducendoli durante i controlli per le omologazioni”.

Si apre così l’articolo sullo scandalo Volkswagen di Francesco Petracchini, Gruppo di lavoro “Mobilità Sostenibile” di Kyoto Club, che sarà pubblicato nel prossimo numero della rivista QualEnergia.

L’autore introduce l’argomento facendo una rapida disamina del caso e dei sui recenti sviluppi, partendo dai primi test sulla reale performance di automobili dotate di motori diesel “puliti” – svolti in Europa e negli Stati Uniti dall’Icct (International council on clean transportation) e poi da Carb (California Air Resource Board) ed Epa (Environmental Protection Agency) – fino alle indagini su Volkswagen che diedero vita allo scandalo, con quasi 600.000 motori diesel contraffatti negli Usa.

Ventotto modelli sotto indagine prodotti e venduti negli Stati Uniti dalle principali case automobilistiche del mondo (Mercedes, Land Rover, Chrysler e General Motors) e, cosa più allarmante, la scoperta in Europa di altri 8,5 milioni di veicoli contraffatti firmati Volkswagen: a fronte di queste cifre post-scandalo, è stata istituita da parte dell’UE una Commissione d’inchiesta per fare chiarezza sulle manipolazioni, esortando al contempo tutti e 28 gli stati membri a compiere le loro analisi.

Come evidenzia Petracchini, stupisce però un’ambiguità di fondo emersa di recente dalla Commissione Europea: l’entrata in vigore, a partire da Settembre 2015, dei limiti e dei test per i motori EURO 6 e successivamente, nel Febbraio 2016, la bocciatura da parte della plenaria di Strasburgo di una proposta di risoluzione della Commissione europarlamentare Ambiente che chiedeva di far rispettare finalmente i limiti fissati dalle norme comunitarie per le emissioni inquinanti delle auto Euro 6, ovvero 80 mg/Km di Nox.

Tali limiti, secondo una legge approvata nel 2007, sarebbero dovuti entrare in vigore per tutti i nuovi modelli a partire da settembre 2015; facendo invece leva su “fattori di conformità”, di per sé insensati per una legislatura approvata otto anni fa, il Comitato tecnico ha aumentato i limiti a 168 mg/Km fino al 2020, mantenendoli ancora a 120 mg/Km oltre il 2020, e non ha stabilito alcuna data in cui entrerebbe in vigore la norma del 2007 di 80 mg/km.

Ma quali sono i gas oggetto del problema emissioni Volkswagen? Gli ossidi di azoto, uno degli inquinanti atmosferici più pericolosi prodotti dal motore degli autoveicoli a causa di temperature elevate che vengono raggiunte durante il processo di combustione del carburante. A causa delle falsificazioni effettuate, Volkswagen potrebbe dover dare conto di emissioni stimate tra le 230mila e le 950mila tonnellate di ossidi di azoto all’anno!

Per rispettare i limiti alle emissioni, le case automobilistiche hanno  introdotto diversi sistemi che intervengono direttamente nei gas di scarico: la tecnologia EGR (Exhaust Gas Recirculation) di riciclo dei gas di scarico degli ossidi di azoto;  la tecnologia ad accumulo denominata deNOx; la tecnologia SCR (Selective Catalytic Reduction), un catalizzatore che trasforma i NOx in vapore acqueo (H2O) e azoto (N2),  ambedue innocui.

Lo scandalo Volkswagen – conclude Petracchini – ha messo in luce i problemi della motorizzazione diesel e il fatto che forse si è vicini al limite tecnologico rispetto agli standard ambientali sempre più stringenti che saranno fissati. Ciò che accadrà in futuro dipenderà sia da fattori tecnologici (il cambio di strategia delle case automobilistiche) sia da fattori politici (Governi pronti a puntare concretamente su una mobilità a zero emissioni). Un primo segnale si è avuto nei giorni scorsi con l’arrivo della Tesla Model 3 sul mercato; il record di prenotazioni (276 mila in tre giorni) ha dimostrato quanto i tempi inizino ad essere maturi per una mobilità elettrica a portata di tutti.

(Photo Credit: I.huffpost.com)