Gianni SIlvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club, in un’intervista su Reppubblica spiega perché lo smog  nelle nostre città non diminuisce.

Dai dati Ispra risulta che più dell’80 per cento di chi abita in città respira una quantità di polveri sottili superiore ai limiti indicati dall’Oms e la pianura padana è da anni tra le zone segnate in rosso nella mappa dell’inquinamento urbano globale. Eppure la sensibilità ambientale è aumentata, il car sharing cresce, si vede più gente in bici. Perché lo smog non diminuisce? “Perché i comportamenti virtuosi dei singoli si moltiplicano sia nel campo dei trasporti che in quello dell’edilizia, che sono i due nodi da sciogliere “, risponde Gianni Silvestrini, il direttore scientifico del Kyoto Club che nel 2000, come direttore generale del ministero dell’Ambiente, lanciò il car sharing. “Ma il sistema italiano è appesantito dalla burocrazia e spesso reagisce in ritardo. Prendiamo ad esempio l’auto elettrica. Nel 2016 in Europa ha coperto l’1,6 per cento delle vendite e in Norvegia è arrivata a un picco di oltre il 30 per cento. In Italia siamo fermi all’1 per mille e i 50 milioni di euro stanziati nel 2012 per le stazioni di ricarica non sono stati spesi. In queste condizioni le aziende frenano, gli investimenti per l’innovazione si spengono”.

Cosa servirebbe?
“Indicazioni chiare per orientare le case automobilistiche che sono disponibili al cambiamento, ma scelgono i paesi più adatti per cominciare. In Germania il Parlamento dei Land ha approvato una mozione rivolta al governo nazionale e all’Unione europea per chiedere che dal 2030 si usino solo veicoli elettrici. E i sindaci di Parigi, Madrid, Atene e Città del Messico hanno deciso di proibire i diesel nel centro città dal 2025. Tutti segnali che vanno nella stessa direzione. Abbinando l’aumento dei veicoli elettrici al car sharing, che ha superato i 7 milioni di utenti su scala globale, e alle auto che si guidano da sole, si otterrà una rivoluzione della mobilità che decongestionerà gli spazi urbani: si potrà dimezzare il numero delle macchine e liberare tra il 10 e il 15 per cento delle superfici stradali grazie alla drastica riduzione delle esigenze di parcheggio. Oggi un’auto sta ferma in media per 23 ore, con il nuovo sistema ci saranno meno veicoli che si muoveranno in continuazione”.

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(Photo credit: Non sprecare.it)