Secondo il report di Legambiente “Pendolaria 2018” ancora degrado e ritardi dalla Lombardia alla Sicilia, dalla Roma-Lido alla Circumvesuviana. Diminuiti del 4,7% i treni regionali dal 2010 ad oggi ma finalmente arrivano treni nuovi, in particolare al Nord

Ci sono attualmente in Italia 26 opere il cui completamento è di evidente enorme utilità per i pendolari, perché interessano un bacino di utenza complessivo che coinvolge oltre 12 milioni di persone. E il problema è che mancano le risorse per completarle.

Come ogni anno, all’entrata in vigore dell’orario invernale, Legambiente lancia la campagna Pendolaria presentando una prima analisi dei dati piu’ rilevanti che riguardano la situazione del trasporto ferroviario regionale in Italia. E’ infatti questo il momento per fare un primo bilancio della situazione sulla rete e per raccontare le ragioni di una mobilitazione a fianco di chi ogni giorno prende il treno per andare a lavorare, a scuola o all’università e che ha l’obiettivo di far capire quanto sia importante e urgente migliorare il trasporto pubblico su ferro nel nostro Paese, offrendo un’ alternativa davvero piu’ competitiva, economica e sostenibile alle persone rispetto all’automobile privata.

Il Cigno Verde individua quattro questioni principali che si possono evidenziare rispetto alla situazione che vive
ogni giorno chi si muove (o vorrebbe muoversi) sui treni pendolari.

La prima è l’incredibile ritardo e assenza di investimenti in cui si trovano tante infrastrutture che renderebbero
piu’ veloci e comodi i viaggi di milioni di persone. Ma vediamo un po’ di dati: dal 2002 ad oggi i finanziamenti statali hanno premiato infatti per il 60% gli investimenti in strade e autostrade. Emblematici sono i dati degli interventi realizzati durante la scorsa legislatura: 3.900 km tra strade provinciali, regionali e nazionali, 217 km di autostrade, 62,6 km di linee ferroviarie
ad Alta Velocità, 58,6 km di metropolitane, 34,5 km di tramvie. Inoltre sono state sospese o cancellate linee ferroviarie per 205 km.

In secondo luogo ci sono poi i tagli avvenuti al servizio ferroviario regionale in questi anni. La ragione dei disagi che vivono i pendolari ogni giorno sta nel fatto che dal 2009 ad oggi, a fronte di una crescente domanda di trasporto su ferro, perché permette di lasciare l’auto, riducendo stress e spesa delle famiglie, il numero di treni in circolazione sulla rete regionale è diminuito. Complessivamente dal 2010 i tagli sulla rete regionale sono stati pari al 4,7% con un aumento delle tariffe mediamente del 18,5%.

La terza questione a cui guardare con attenzione riguarda l’eta’ dei treni in circolazione, dove si vedono finalmente segnali positivi, ma anche un aumento delle differenze tra le Regioni. In Italia sono 3.056 i treni in servizio nelle regioni (mentre nel 2014 erano 3.434): il dato generale è positivo, scende l’eta’ media nazionale, grazie alle immissioni di nuovi convogli di Trenitalia, al valore di 15,4 anni (contro i 16,8 anni dell’anno scorso ed i 18,6 di tre anni fa). Il problema  è che aumentano le differenze tra le regioni. Il miglioramento è avvenuto però soprattutto al Nord e al centro, dove è diminuita l’età media e il numero di treni con più di quindici anni di età (quando i treni cominciano ad avere problemi sempre più rilevanti di gestione
e manutenzione) per l’immissione di nuovi convogli (come nel Lazio per Trenitalia, in Veneto, Lombardia, Toscana ed in Emilia-Romagna) e di dismissione di quelli più vecchi (come in Lombardia ed Abruzzo).

Infine un aggiornamento della situazione che vivono i pendolari delle 10 linee peggiori d’Italia individuate lo scorso anno. Perche’ quasi ovunque, rispetto allo scorso anno, nulla e’ cambiato per le linee peggiori per i pendolari, che sono oggi il triste emblema della scarsa qualità del servizio che accomuna diverse aree del Paese.

Leggi il Report “Pendolaria 2018” di Legambiente