Criteri diversi di misurazione e attività concentrate per lo più al Nord.

Il 58% dei nostri centri urbani è ancora malato di smog. L’emergenza inquinamento di fine dicembre non è rientrata: le centraline italiane continuano a sfornare dati allarmanti su polveri sottili, ossido di azoto e ozono.

Come ha affermato Alessandra Ferrara, ricercatrice e responsabile unità Ambiente urbano e paesaggio dell’Istat, grazie ai progressi tecnologici sono migliorate le tecniche di monitoraggio e diagnosi urbana, ma ciò che continua a mancare è l’organizzazione dei processi produttivi, interpretativi e decisionali. In più, il posizionamento delle centraline all’interno dei centri urbani potrebbe non essere ottimale.

Su quest’ultimo aspetto si è trovata d’accordo Anna Donati, del gruppo mobilità sostenibile di Kyoto Club, sottolineando che la posizione delle centraline è certamente in linea con le direttive europee ma risulta essere allo stesso tempo antiquata rispetto alle effettive dinamiche territoriali. Non è stato attuato, infatti, un aggiornamento dei flussi di traffico che sono sempre più di area metropolitana.

Un altro problema è quello relativo all’inquinamento acustico: la direttiva europea 2002/49/CE prevede la creazione di “mappe acustiche” redatte almeno ogni cinque anni ma l’Unione Europea ha aperto nel 2013, in riferimento all’Italia, una procedura d’infrazione per inadempienza riguardante proprio la scarsità dei dati forniti sulla mappatura del territorio, dei piani d’azione per ridurre l’inquinamento da rumore e l’inadeguatezza della comunicazione ai cittadini.

A peggiorare il quadro presentato la  divisione in due della Penisola: le attività sono concentrate prevalentemente al Nord, col 47% dei controlli, mentre il calo delle misurazioni è soprattutto al Sud, con un meno 22%. Per non parlare del fatto che il sistema di protezione ambientale viaggia a due velocità, con diverse dotazioni di risorse e tecnologie fra Nord e Sud.

Per mettere ordine al sistema dei controlli ci sarebbe un disegno di legge, il ddl 1458, che risulta però in stand-by da quasi due anni. Tale decreto accorpa tre disegni di legge con lo scopo di risolvere i problemi delle Arpa (Agenzie regionali per la protezione ambientale), garantendo diagnosi e monitoraggi ambientali chiari e dettagliati in tutto il Paese. Per rendere omogenei i risultati ottenuti, il disegno di legge introdurrebbe anche i cosiddetti Lepta,  i “livelli essenziali di prestazione tecnica ambientale”.

(Photo Credit: Delleparoleguerriere.it).