Un articolo a cura di Sergio Ferraris su QualEnergia.it racconta un’Italia ancora senza una visione innovativa in tema di mobilità.

Con l’avvicinarsi del recepimento della direttiva europea Dafi, sulla mobilità sostenibile, anche il sindacato s’interroga circa le questioni che porranno al mondo del lavoro le scelte tecnologiche e infrastrutturali che si stanno facendo. Ma l’Italia non sembra avere una visione innovativa.

Che si sia alle soglie di un cambiamento sul fronte della mobilità è certo, ma è un po’ meno scontato che industrie e parti sociali italiane ne siano consapevoli.

Questa è la ragione per la quale in Italia sull’argomento si sta andando in ordine sparso, con grandi compagnie come Enel che entrano nel nascente mercato dell’auto elettrica e giganti come Eni che puntano, come del resto l’ex Fiat ora Fca, sul metano.

E non basterà nemmeno il recepimento della direttiva europea Dafi (Directive on alternative fuel infrastructure) a fare un po’ di ordine visto che la stessa in pratica dichiara una certa dose di neutralità tra le tecnologie per la mobilità sostenibile, ossia che tutte debbano avere le stesse possibilità di sviluppo. Una neutralità imposta per “direttiva” dall’Europa con ogni probabilità per evitare spinte da parte di alcuni stati membri e gruppi d’interesse che avrebbero potuto sbilanciare le prospettive di medio periodo all’interno della Ue.

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