“La bicicletta ci salverà” è il titolo della scorsa puntata del programma Presa Diretta, durante la quale si è parlato di mobilità sostenibile e di infrastrutture urbane per la mobilità ciclistica, con un focus sul GRAB romano.

Si chiama Grande Raccordo Anulare delle Bici – GRAB – il progetto lungo 45 chilometri che dovrebbe “circumnavigare” tutta la Capitale facendo concorrenza al GRA – il Grande Raccordo delle Auto.

Il GRAB non interessa un ambito territoriale circoscritto, né è un’idea maturata da parte dell’amministrazione comunale: è un’infrastruttura partita dal basso, ideata da associazioni e comuni cittadini.

L’esigenza del GRAB  è stata fin dall’inizio quella di modificare i luoghi che attraversadi correggerli, di migliorarli, attraverso la ricomposizione del frammentato spazio archeologico capitolino, la ricucitura delle periferie con il centro, la creazione di una cintura verde metropolitana, la trasformazione, la rigenerazione o la valorizzazione di aree trascurate. Sempre attraverso interventi discreti, senza nessuna volumetria aggiuntiva.

Il Grab è un polo d’attrazione di nuove forme di turismo, dai ciclo viaggiatori al trekking urbano, una via car free per la mobilità inter quartiere, il raccordo attorno a cui sviluppare e cucire una vera rete ciclabile metropolitana.

Realizzare quest’anello vuol dire incidere realmente e con forza sul paesaggio urbano, riconquistando e restituendo agli abitanti spazi fisici della città (attraverso la funzionalizzazione, la manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, la riduzione in alcuni contesti della superficie occupata dalle auto private), recuperando piazze, viali, marciapiedi, giardini e aree verdi alla funzione di luoghi di socializzazione.

Il Grab è la ciclovia più affascinante del mondo e insieme una lezione itinerante di storia che parte da Romolo e Remo e arriva alle architetture contemporanee di Zaha Hadid e Renzo Piano e alla Street Art del Quadraro e Tor Pignattara unendo tra loro Colosseo, San Pietro, Trastevere, centro storico, Galleria Borghese, Auditorium, Maxxi e tantissimi altri punti di interesse, attraversando parchi, costeggiando i fiumi Tevere, Aniene, Almone.

Questo ragionare di città per nicchie d’interesse e non a compartimenti stagni, questo modo di progettare dal basso ogni singola parte del tracciato facendo sì che anche interazioni di breve raggio possano essere il prologo di cambiamenti più profondi dell’ecosistema urbano (come la nascita del parco archeologico unitario Fori-Colosseo-Appia Antica, sognato da Antonio Cederna o l’incoraggiamento a quelle esperienze di Street Art che introducono la bellezza anche in periferia), è sicuramente il collante che ha fatto collaborare tante persone diverse.

Dietro il Grab ci sono associazioni nazionali e locali (Legambiente, VeloLove, Touring Club Italiano, Free Wheels Onlus, Open City Roma, Vivilitalia …), ma soprattutto molti professionisti e volontari che hanno messo a disposizione competenze e tempo e che hanno reso possibile – con zero euro di budget – l’impresa di curare fin nei minimi dettagli il progetto. Come i giovani di piano b architetti associati, come lo staff tecnologico della “software house” Teamdevo i tanti che si sono occupati (e continuano a farlo) dei sopralluoghi, delle foto, del design, della grafica, dell’organizzazione di eventi e tanto altro ancora (…).

Il Grab ha aperto la strada a una ciclo rivoluzione. Per la prima volta, infatti, con la legge di Stabilità 2016 e poi con quella successiva, è stata prevista la realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche che ha il suo cuore proprio nella Capitale e che, oltre al Grande Raccordo Anulare delle Biciclette, vedrà la nascita di Ven.To. (Venezia-Torino), dell’anello ciclabile del lago di Garda e di altri sette percorsi con uno stanziamento di 370 milioni di euro.

E rimanendo sui dati economici il Grab da solo, secondo un’analisi di Confindustria-Ancma, può valere 50 milioni di euro ogni anno grazie alle maggiori entrate turistiche generate dalla ciclovia nella Capitale.

Certo. Una sola opera pubblica non può trasformare radicalmente Roma. Tuttavia il Grab – oltre ad avere in sé un effetto positivo sullo stato di salute della città – è sicuramente in grado di far crescere la presenza della green society nel tessuto urbano, di innescare azioni di adozione e cura del territorio, di sollecitare la nascita di green jobs legati alla nuova mobilità e al turismo metropolitano, di sollecitare la creazione di bellezza in quartieri ai margini del centro storico che oggi ne sono privi.

L’articolo è tratto da QualEnergia.it

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