Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno raggiunto un accordo sulle nuove norme per ridurre lo smog di auto e furgoni.

È stato finalemtne raggiunto nella notte scorsa un patto tra le istituzioni comunitarie sui nuovi standard di CO2 per auto e furgoni posto 2020.

Il Parlamento Europeo, il Consiglio e la Commissione nel trilogo finale hanno stabilito che le emissioni di CO2 dei nuovi veicoli devono diminuire del 37,5% entro il 2030 rispetto allo standard 2021.

Questo accordo, che deve essere ancora  formalmente approvato, rafforza considerevolmente la debole proposta iniziale della Commissione di una riduzione di solo il 30% al 2030.

Il compromesso inoltre richiede che già il 15% della riduzione venga raggiunto nel 2025 e invita la Commissione a sviluppare entro il 2030 un sistema di monitoraggio delle emissioni reali che finalmente assicuri che i miglioramenti in termini emissivi siano raggiunti tanto in laboratorio che nel mondo reale.

L’intesa fa felici i produttori di mezzi elettrici, secondo i quali, grazie a questi nuovi target, entro il 2030 nell’Ue ci saranno in circolazione oltre 40 milioni di auto “ecologiche”, mentre oggi superano di poco 1 milione di unità. E premia le posizioni dell’Eurocamera e di quel gruppo di Paesi, tra cui l’Italia (anche se con non pochi mal di pancia in casa Lega), che spingevano per target più ambiziosi: Strasburgo chiedeva una riduzione del 40%, il Consiglio il 35%.

Soddisfatto anche il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, secondo cui, se l’accordo è stato chiuso al 37,5% “noi siamo partiti chiedendo la riduzione del 40%. C’erano nazioni che non volevano andare oltre il 20, abbiamo fatto blocco e l’Italia è stata leader in questo. Iniziamo a dare risposte concrete, uscendo dalla logica del ‘ci piace o no il governo’, sono fesserie, vediamo i fatti”.

La nostra analisi stima che per il raggiungimento del nuovo target i costruttori automobilistici dovranno assicurare che almeno il 30% delle auto vendute nel 2030 sia elettrico – commenta Veronica Aneris, del network Transport&Environment – mettendo il settore  trasporti europeo sulla giusta rotta per la decarbonizzazione e il raggiungimento del target di zero emissioni nette al 2050. Certo, come potrete leggere nella nostra reazione, il regolamento in sè non è perfetto: l’industria automobilistica ha ancora margine per sviluppare flessibilità potenzialmente capaci di indebolire il target di riduzione e molte altre azioni e strumenti sono ancora necessari a livello europeo e nazionale per rendere tutto questo realtà; tuttavia – continuaT&E –  possiamo senz’altro affermare che l’accordo di ieri notte rappresenta una milestone fondamentale per un reale cambiamento a favore di una maggiore sostenibilità del mezzo di trasporto più famoso in assoluto: l’automobile”.

Il ruolo giocato dal nostro paese nelle negoziazioni è stato significativo: la posizione progressista dell’Italia,  quarta per peso in Europa, è stata determinante nello spostare l’ago della bilancia dalla parte giusta. Il lavoro portato avanti insieme quest’anno, come associazioni ambientaliste, nell’invitare il governo e i nostri rappresentanti al parlamento Europeo a supportare una posizione progressista a favore di una mobilità a zero emissioni e nel monitorare le loro azioni durante tutto il processo, facendo sentire costantemente  la nostra attenzione nelle scelte negoziali – conclude Aneris –  ha considerevolmente contribuito ad una posizione italiana progressista e lungimirante senza precendenti.